Quando inizi a suonare sai già che saranno molte le cose che potrebbero impedirti di diventare una rock star di livello planetario, ma tutto puoi immaginare tranne che l'ostacolo maggiore sarà la tua band, e un suo componente in particolare: il "criticone". Poco studiato e mai menzionato in nessun manuale, la sua presenza è tuttavia più frequente di un giro di Do. Ce n'è infatti uno in ogni gruppo.
Il criticone fiuta subito la presenza di musicisti che stanno per mettere su una band e con le modalità più disparate riesce sempre a intrufolarsi, anche se alle volte non sa neppure suonare qualcosa.
Fin da subito il suo intento esplicito è quello di fracassare i coglioni agli altri in pezzettini minuscoli, creare scompiglio, abbassare il morale della truppa; criticare appunto oltre il limite del ragionevole (ma spesso anche dell'irragionevole) e raggiungere così il suo scopo ultimo: vanificare i sogni di gloria della band.
In un primo tempo opera con discrezione, compiendo una critica indiretta al lavoro del gruppo grazie a una tattica collaudata da generazioni di criticoni: "la pausa cicchìno" durante le prove.
Tutti sanno che per un qualche imperscrutabile motivo le prime esperienze musicali sono caratterizzate dalla più totale disorganizzazione: è molto difficile riuscire a trovarsi tutti nello stesso posto per provare, e l'idea di arrivare anche alla stessa ora è semplicemente un'utopia. Non solo: accordare gli strumenti è un'impresa di proporzioni titaniche. Per le sole 10 corde di un basso e di una chitarra parte sempre una mezz'ora di attento e minuzioso lavoro al cui confronto la progettazione delle piramidi sembra ben poca cosa.
Dopo che si è dovuto aspettare 90 minuti perchè la band sia al completo e gli strumenti siano pronti si riesce quindi a suonare malamente 3 volte l'intro di "Smells like teen spirit" (fermandosi tutte le volte per decidere in che punto entra la batteria) quand'ecco che il nostro criticone spunta fuori con la frase "Eh dai, ora ci vuole proprio una pausa cicchìno!". Non s'è fatto ancora un cazzo e non si sa da che cosa si dovrebbe fare pausa, ma in fondo è solo una sigaretta e gli altri, ignari, si lasciano trasportare.
Da lì in poi è una continua escalation. Il criticone prima critica il genere, che egli reputa troppo poco ballabile e commerciale, ma per adattarsi ai gusti del pubblico propone di coverizzare un lato b dei Soundgarden quando ancora si chiamavano "Pippo e i suoi fratelli" inciso nel 1982 su tre assi di legno e trovato per caso in soffitta dalla nonna di Chris Cornell (e la cui composizione è attribuita da Cornell alla nonna stessa). Vano qualsiasi tentativo di convenire ad un significato comune di "commerciale".
Poi il criticone insiste sul fatto che il gruppo dovrebbe prendere una svolta: fare pezzi propri perchè le cover ormai sono venute a noia "dopo tutto questo tempo". Inutile fargli notare, anche con l'ausilio del calendario, che "questo tempo" è solo due settimane. Nè è di aiuto che gli si dica che è improbabile che le cover lo abbiano annoiato visto che non ne ha imparata neanche una (delle due che compongono la scaletta).
Niente da fare: l'opera di critica continua e colpisce tutti. Il cantante è troppo uomo per essere una cantante donna; la linea di basso non convince perchè è un pò "così", o "roba-insomma-tipo-peso-ma-non-di-quello-marcio"; la chitarra solista suona troppo alta seppur non la senta mai, e via così.
Nel corso degli anni sotto gli incessanti colpi dei vari criticoni i gruppi soccombono uno a uno. Molti musicisti emigrano con la scusa di posti di lavoro e dottorati inesistenti soltanto per chiudere definitivamente con il proprio criticone e voltare pagina, lasciando così famiglie e amici che non rivedranno mai più.
Dai 24 anni in sù le persone che suonano iniziano a diventare un bene scarso tanta è la morìa che i criticoni hanno prodotto, con somma gioia solo dei deejay, molti di quali sono ex-criticoni, e che assumono un grado di prestigio superato solo da quello dei direttori d'orchestra.
In questo fosco e avvilente panorama i Distonia resistono stoicamente. O noi o loro.
Il cantante