mercoledì 29 febbraio 2012

Dall'alto in basso e dal basso in alto


"Sono anni che non sono più affascinato dal rock. I suoi canoni sono lisi, la sua struttura è troppo facile per progredire... E' un dato di fatto: il rock mi fa dormire". Così parlò Ivano Fossati nel lontano 1992. E diciamolo pure: aveva proprio ragione.

I rocker si sono illusi che bastasse suonare la chitarra dietro la testa, o fare uno stage diving per ottenere oltre al plauso delle masse anche quello delle élite musicali, ma così non è stato. Certo, sono attività che richiedono un buona dose di allenamento, ma che non rendono il rock abbastanza "difficile" per poter diventare musica con la "M" maiuscola.
Come poter impreziosire questa musica tribale e far sì che sia, sennon proprio colta e complessa, almeno un pò meno plebea? Uno stuolo di cantastorie, musicologi e liutai, assieme ai Distonia, hanno unito le loro forze per arrivare ad una qualche soluzione:

Uno dei nodi centrali di tutta questa faccenda è certamente la chitarra elettrica. Uno strumento barbaro che poco si distingue dai giocattoli della "Chicco": i puntini raffigurati sulla tastiera fanno da riferimento nell'esecuzione e sono pure simpatici da vedere, e non è un caso che i più burloni vi disegnino al loro interno delle faccine. 
Un modo per rendere il suo utilizzo un pò più complicato potrebbe essere quello di togliere il quarto tasto e lasciare così le due parti dello strumento attaccate l'una all'altra solo dalle corde. A questo punto anche il punk piu becero richiederebbe anni e anni di esercizio: la mano sinistra oltre a premere le note dovrebbe infatti faticare a tenere le due parti dello strumento perfettamente allineate, in modo tale da permettere la tensione delle corde.

Al basso invece si rimproverano soprattutto quelle enormi corde così grandi e quindi così facili da suonare che le suonerebbe anche un barboncino; una semplicità che giocoforza induce a comporre linee semplici, che quasi mai coprono cinque, sei o dieci ottave.
Si è così pensato di aggiungere un'altra quarantina di corde, dando vita ad un manico che sarebbe grande almeno quanto due tavole da surf, e che il bassista suonerebbe con mani e piedi. Per farsi un'idea si può guardare cosa fa Flea nel video di "Otherside".

Certo, nulla sembra impossibile da rimediare fino a che non si arriva a trattare la "batteria". Il solo nome evoca un'attività percussiva più consona alla vita lasciva della giungla che a quella del mondo civilizzato, e spinge a richiederne un radicale ripensamento. Ripensamento volto soprattutto a cambiare la persona che la suona.
Il batterista potrebbe essere quindi cosparso di miele mentre a pochi metri di distanza viene sguinzagliato un orso. La difficoltà di lottare per la sopravvivenza e continuare a suonare sarebbe una prova di coraggio che risveglierebbe l'umanità di questi biechi individui. Ciò magari non li renderebbe dei musicisti, ma perlomeno non sarebbero più dei vili al soldo del diavolo.

Il cantante

La foto di questo post proviene dalla voce "Ursus arctos middendorffi" di Wikipedia

1 commento:

  1. E se lo dice Ivano Fossati c'è da crederlo! D'altra parte uno che nel 1972 cantava a Sanremo "Jesael" mentre dall'altra parte della manica i Rolling Stones davano alle stampe "Exile on Main Street" non può che essere considerato un grande intenditore in fatto di musica.
    Per quanto riguarda i batteristi (naturalmente maschi) suggerirei, oltre che cospargerli di miele, di legarli, in modo da essere sicuri che non si avvicineranno mai più nemmeno a una batteria di pentole mondialcasa.

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